1) Ringrazio l’Assessore alla Cultura Angela Prevedi per avermi invitato a dire due parole sulla riedizione del volume di storia locale Poggio Rusco paese di confine di Clines Bazolli. Mi sento onorato in questa circostanza anche perché ho conosciuto personalmente l’autore e soprattutto perché ho sempre apprezzato i suoi libri e i suoi interventi.
2) Ho condiviso l’omaggio che il Presidente della Fondazione BAM l’avvocato Pietro Moretti ha dedicato nella Nota di Edizione ricordando che Clines Bazolli ha partecipato assiduamente alla Fondazione diventando a un certo momento ispiratore e protagonista del “Premio Armando Veneri”, ossia un “Premio di Pubblicazione” per quegli autori che si sono distinti nel produrre opere di interesse per la città di Mantova e la sua Provincia. Proprio per ricordare l’iniziativa di Bazolli in seno alla Fondazione, il Presidente Moretti e i componenti della stessa hanno voluto rieditare il volume di storia patria Poggio Rusco paese di confine.
3) Mi trovo senz’altro d’accordo col Sindaco Fabio Zacchi quando nella sua presentazione tiene a ribadire che questo volume di storia è frutto della professionalità ed esperienza di Bazolli sia come docente che come Direttore Didattico. A parte questo l’opera testimonia soprattutto l’amore per Poggio e la sua gente che ha sempre contraddistinto l’autore, sentimenti riferiti all’epoca in cui è vissuto, ma anche alle vicende dei secoli passati..


4) La prefazione di Daniela Ferrari, già Direttrice dell’Archivio di Stato di Mantova e ora Presidente dell’Istituto Mantovano di storia contemporanea, di cui mi onore di far parte, ha ricordato che Bazolli nel redigere la storia locale di Poggio ha compulsato le carte degli archivi, nonché i libri delle biblioteche pubbliche e private. Per la prima volta la redazione della storia di Poggio è scaturita da un continuo incrocio di documenti di varia provenienza, da quelli pubblici ai privati, da un continuo controllo delle notizie riscontrate nei volumi a stampa di autori antichi e anche più vicini a noi nel Novecento. Ma oltre a queste fonti, non si dimentichi che Bazolli stesso nel corso degli anni ha raccolto personalmente molta documentazione riguardante il suo paese. Non solo, ma ha fatto in tempo a intervistare personaggi di primo piano della Resistenza locale e delle amministrazioni comunali che si sono succedute dopo la Liberazione.
5) Interessante il profilo biografico che la figlia Cristina ha fatto del padre, specie riguardo al campo di detenzione tedesco e la sua fuga verso la libertà. Ha ricordato inoltre la passione storiografica del genitore che si è manifestata fin da subito curando la rivista “Poggio” sostenuta dalla Pro Loco di Poggio. Uscita in più numeri intorno agli anni Settanta con la collaborazione del dott. Vittorini Belluzzi, del prof. Giorgio Belluzzi e del maestro Armando Veneri. La rivista incontrò subito un vasto successo. Era una rivista miscellanea che comprendeva oltre che le vicende storiche del paese, anche i profili di scrittori, poeti, artisti che hanno testimoniato il loro amore per Poggio e la sua gente. Una curiosità: la rivista “Poggio” uscita in quegli anni tra il Settanta e l’Ottanta in occasione del Natale, inaugurerà tutta una serie di “doni natalizi” sottoforma di calendari delle vedute di Poggio di fine Ottocento e poi del Novecento, in particolare spesso mostrava foto di gruppo dei poggesi stessi, comprese naturalmente le scolaresche del capoluogo e delle frazioni. Questi calendari della Farmacia Centrale Pia Roveri portavano immancabilmente la firma di Clines Bazolli. E’ chiaro che il sottoscritto aspetta con ansia ogni appuntamento natalizio per rinverdire le proprie radici col paese…
6) Già la Presidente Daniela Ferrari nella sua prefazione ha riassunto gli argomenti capitali del libro: l’origine dell’abitato, l’inclusione del paese nei possedimenti dei Gonzaga, le dominazioni straniere (austriaci e francesi), la partecipazione dei patrioti alle guerre risorgimentali, i conflitti del Novecento (Prima e Seconda guerra mondiale), il fascismo, la Resistenza, il dopoguerra repubblicano e alla fine anche la studiosa ha ricordato la frequentazione assidua di Bazolli dell’Archivio di Stato di Mantova, soprattutto per ciò che concerne i documenti del Medioevo e dell’età gonzaghesca, per non dire dell’evo moderno.
7) Leggendo il libro si osserva una costante nelle vicende storiche del paese Siccome posto geograficamente in mezzo a varie signorie, potentati, imperi non sempre in pace tra loro, se mai desiderosi di conservare o addirittura annettersi la Corte del Poggio con i suoi territori, andò incontro a varie turbolenze. Basti pensare ai Signori della vicina Mirandola confinante con i possedimenti dei Gonzaga fra cui naturalmente Poggio, per cui quest’ultimo essendo sul confine, quindi zona franca, era teatro di sconfinamenti di milizie sia gonzaghesche sia mirandolesi che arrecavano ruberie, saccheggi, assassinii. Se poi ricordiamo la discesa dei Lanzinecchi nel 1630 con il diffondersi della peste (con 168 morti) e inoltre le invasioni di Francesi e Spagnoli nel 17° secolo, il territorio di Poggio fu completamente funestato da disordini e tragedie. In quel tempo vi erano briganti, contrabbandieri, sfrosatori (coloro che frodavano le pubbliche gabelle), ruberie, assassini e altro
Anche al ritorno dei francesi nel 1801 quando sembrava che in tutta la Repubblica Cisalpina regnasse un certo ordine militare, sociale ed economico, nel momento in cui Poggio dal Dipartimento del Panaro fu aggregato al Dipartimento del Mincio, la frontiera fu in preda al caos e all’anarchia. Dilagò il banditismo di ogni genere, avventurieri, disertori, renitenti alla coscrizione obbligatoria. I leggendari briganti erano presenti ovunque, specialmente proliferavano gli estorsori che inviavano lettere ai possidenti per richiedere denaro e cibarie.
Stesso fenomeno accadde nel 1848 quando molti temendo l’arrivo e la vendetta degli Austriaci dopo i sussulti rivoluzionari, si diedero alla macchia andando a ingrossare le file dei malandrini, che alla fine si costituivano in bande che assalivano i passeggeri, gli abitanti, trucidando anche donne, vecchi e bambini. Tanto è vero che Radetky tramite Gorzkowsky, governatore di Mantova, spinse a organizzare la famosa Commissione d’Este che attraverso il Giudizio Statario Militare cominciò a comminare perfino pene capitali per tutti coloro che si erano dati al banditismo.
Ora tutte queste vicende drammatiche avvenute nel paese posto geograficamente – come si diceva – fra realtà politiche e amministrative molto diverse, fece scrivere a Giovanni Zibordi alcune osservazioni sul suo amato paese “formatosi di pescatori, di cacciatori, di contrabbandieri sul margine delle paludi, e progredito via via in libertà: questo starno paese di artigiani geniali, di sensali e negozianti rumorosi e rozzi, un po’ bugiardi, per dovere professionale, ma in fondo buoni, di contadini arguti e non servili: un po’ orso e tanto cordiale dove il forestiero si sente disorientato un istante e poco dopo, se è uomo intelligente e di spirito, si trova benissimo…”
8) A chiusura del volume si trova l’Appendice dove l’autore parla della storia della Chiesa di Poggio, della Via Maggiore divenuta dopo la guerra Via Giacomo Matteotti, poi un capitolo assai importante dal titolo “Scuola e Cultura a Poggio Rusco” dove viene tracciata l’evoluzione della scuola poggese dalle origini, 1818, fino alla grande svolta impressa dalle amministrazioni socialiste, 1898-1920, in particolare il rinnovamento voluto dai fratelli Francesco e Pasquale Zanardi con lo slogan “Pane e Alfabeto”.Rinnovamento che coincise con l’istituzione delle classi elementari nelle frazioni di Dragoncello, Quattrocase, Segonda e Stoppiaro. L’Appendice fa pensare a un modo di fare storia di una località, di una comunità prescindendo semplicemente dai fatti diacronici, se mai includendo notizie generali circa l’identità del luogo come la descrizione dei monumenti, l’arte nelle sue varie forme, la politica, lo sport. le feste e il folklore e tante altre curiosità che costituiscono alla fine un unicum nello studio e nella conoscenza della storia locale.
9) Il libro di Bazolli si presenta con numerose foto scattate nel paese tra fine Ottocento e anche lungo il corso del Novecento, nonché con cartine preziose provenienti da vari archivi, fra cui quello Statale di Mantova. Nell’esposizione dei singoli capitoli lo storico lascia parlare i documenti ma anche i commenti dei cronisti e degli storici, il che conferisce alla scrittura l’andamento di una continua testimonianza avvalorata da più soggetti. Le espressioni a volte sono virgolettate, altre riportate in corsivo.
10) Senza dubbio l’opera di Bazolli si presta molto alla fruizione didattica, brevi e semplici capitoli adatti all’insegnamento della storia locale che come si è detto rimandano all’esperienza dell’autore nell’ambito della scuola, prima come insegnante, poi come direttore didattico.

Poggio Rusco, 15 Dicembre 2017

Carlo Benfatti

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