Vi presento per questa Rubrica settimanale un racconto gentilmente inviatoci da Mario Setti che parla del Maggio di tanti, tantissimi anni fa. I luoghi sono noti a tutti e pure una persona, che il fatto lo visse personalmente anche se ora fatica a ricordarlo. Trattasi d’Agostino Sacchetti della famiglia dei “MAGNAFŒGH”, che abita nel caseggiato del “Guasto”. È diventata Via Guasto perché al tempo degli austriaci vi prese dimora un tale capitano Vast. Da Vast a Guast, il cammino è molto breve e tale nome è rimasto.
Il racconto narra delle vicende dei ragazzini del Tagliaferro, che trascorrevano le loro giornate di Maggio nel piccolo quartiere, tutt’ora esistente.
Nella foto sottostante Agostino Sacchetti in pieno lavoro.
Ecco una parte di tale scritto intitolato “La Bestemmia”. E’ possibile scaricare l’intero documento
QUI.
” Ognuno di noi, ne sono convinto, strasicuro, mangiava rapidamente e famelicamente quello che era stato preparato ed era sempre poco, per il nostro appetito sollecitato dalla giornata intensa all’aria aperta e dal movimento che avevamo fatto. Si restava a tavola finché suonava la campanella […] della chiesetta del Tagliaferro che chiamava i fedeli alla recita del rosario, all’orazione destinata, per tutto il mese di maggio, alla Madre di Gesù.
Generalmente, noi ragazzi, ad imitazione degli adulti maschi, entravamo per la porticina che s’affaccia tuttora sulla Strada Nazionale, passavamo dietro l’altare maggiore e unico, e ci sistemavamo al fianco di questo, entro una vasta nicchia praticabile, con un parapetto in muratura sopra al quale v’era una tavola di legno piallata, sormontato da un arco a tutto sesto.
In principio, la voce della signorina Elide, e quelle di tutti noi fedeli che rispondevamo, coprivano ogni rumore interno ed esterno. Particolarmente nitide, s’udivano le voci dei carrettieri che avevano il loro deposito e le stalle dei cavalli proprio dirimpetto alla chiesetta, immediatamente di là dalla strada, e […] talvolta, nella foga del lavoro, dalla bocca di uno di quegli uomini affaticati e impazienti di riposo e ristoro, sfuggiva una bestiale bestemmia!
Dalle due porte e dalle quattro finestrelle della chiesetta, lasciate aperte per fare entrare l’aria mite della sera, la bestemmia era udita da tutti, distintamente. Pervasi di sacro fervore, all’udire la blasfema imprecazione che contrastava indicibilmente con il luogo e con quello che stavamo facendo, ci sentivamo male, dentro.”
E’ possibile scaricare l’intero documento QUI.
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